La Storia dell’arte e la Scuola italiana

Sul Giornale dell’Arte di questo mese (Febbraio 2020), nella rubrica Dear Sir, il prof. Gerardo Pecci ha lanciato un grido di dolore: si è accorto, alla data, che la Storia dell’arte “è stata massacrata e senza speranza”. I colpevoli sono ravvisati nei ministri dell’Istruzione, a partire dalla Gelmini, nella Legge 107/2015 (la cosiddetta ‘Buona scuola’), nella presunta condotta omissiva ed eccessivamente tiepida di chi ha tentato di difendere la disciplina, in primis le Associazioni disciplinari e di categoria.

A questo punto urgono alcune precisazioni. Anzitutto, che ANISA, l’Associazione più antica dei docenti di Storia dell’arte e di discipline artistiche, ha promosso appelli con risonanza enorme nella pubblica opinione e adesione anche del Presidente della Repubblica, raccolte firme, interpellanze parlamentari; ha pubblicato numerosissimi articoli; ha partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive, convocato congressi e convegni in difesa della Storia dell’arte fin dal 2009, a seguito della Legge 133/2008, la cosiddetta ‘Riforma Gelmini’ (entrata in vigore nella secondaria di secondo grado il 1° settembre 2010), quando cioè, sono state considerevolmente ridotte le ore della disciplina nei vari ordini di scuole, se non addirittura abolite in altri (per la cronistoria precisa si veda il sito www.anisa.it). A queste iniziative lo stesso “Giornale dell’arte” ha dato più volte risalto, riconoscendone il merito.

Ma in realtà, fin dal 1951, anno di costituzione dell’Associazione, ANISA si batte perché si diffonda la cultura dell’educazione al Patrimonio nel senso più lato possibile, che, in quanto elemento di civiltà e di cultura, è diritto di ogni cittadino  e di cui l’insegnamento della Storia dell’arte è il principale veicolo. Le Olimpiadi del Patrimonio, organizzate dall’ANISA ogni anno coinvolgendo scuole di ogni regione d’Italia, sono divenute un appuntamento che non solo promuove la conoscenza della storia dell’arte, ma riscopre e valorizza beni culturali spesso trascurati dalle stesse comunità di appartenenza. Come nota a margine, è anche inesatta la notazione del prof. Pecci circa lo spazio di ampliamento del curricolo attribuito all’Educazione civica. Tutti sanno che l’obbligo di introduzione di questa disciplina deve avvenire all’interno del monte ore esistente, senza aggravi economici. Ed ANISA ha avanzato proposte affinché le discipline afferenti alla storia dell’arte possano trovarvi spazio.

A fronte di questo impegno così antico, indefesso e convinto, condotto sempre e solo in modo volontario e disinteressato, non accettiamo certo di essere posti tra i colpevoli e opponiamo ad un’esternazione di pensiero, fatti concreti. Aggiungiamo anche, perché è nostro costume praticare la massima correttezza, che nella nostra battaglia non siamo stati soli. Citiamo, a titolo di esempio, il recente appello di Italia Nostra per il potenziamento della storia dell’arte nella scuola, da noi subito rilanciato e sottoscritto.

Piuttosto apriamo un’altra riflessione: cosa fa del male all’insegnamento in generale e, in particolare, ad una disciplina come la nostra che è un insegnamento di secondo livello, cioè successivo all’aver appreso discipline di base come l’Italiano e la Matematica? Queste ultime nessuno si sognerà mai di eliminarle, ma il rischio si corre nel caso di discipline considerate ‘accessorie’ da improvvidi e miopi politici che non sanno o non considerano la cultura un bene perenne e l’unico investimento realmente fruttuoso nel tempo.

Il solo modo per difenderci in caso di ignoranza e di miopia dei decisori politici è dimostrare con i fatti la necessità di discipline come la Storia dell’arte. Ovverosia garantire livelli di qualità altissima dell’insegnamento affinché l’apprendimento possa arricchirsene e nutrirsene come di un bene indispensabile. E la domanda – prima ancora che la difesa – nasca dalle famiglie e dagli studenti stessi che ne sono beneficiari. E’ anzitutto in questo modo che si avvia il processo di recupero del prestigio della scuola e dei docenti oggi tanto messi in discussione. Anche su questo piano, l’impegno profuso dall’ ANISA per garantire agli insegnanti di storia dell’arte una formazione continua, in collaborazione con le università e i musei del territorio, è documentato da una quantità di iniziative di rilevanza nazionale e internazionale.  Ma è del tutto evidente che la prima leva per affermare l’importanza culturale  e civica di una disciplina come la nostra nasce dall’ orgoglio di essere degli insegnanti, cioè persone che lasciano il segno. Ci chiediamo se l’autore della lettera, che si firma giornalista e storico dell’arte, condivida questo sentimento.

Clara Rech

Presidente ANISA