Riflessioni di ANISA sulla vicenda della mostra di Vicenza.
Sulla mostra Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh e sul diritto dei docenti di esprimere liberamente il proprio pensiero in difesa della dignità del Patrimonio artistico e della storia dell’arte
Il dibattito recentemente emerso sugli organi di stampa a seguito della lettera di alcuni docenti vicentini in merito ai contenuti dell’esposizione Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh, curata da Marc oGoldin, offre lo spunto per alcune riflessioni di primaria importanza circa una sempre più diffusa modalità di comunicazione dell’arte, particolarmente orientata ad obiettivi di mercato e sempre meno ancorata a motivazioni scientifiche e divulgative.
Le argomentazioni espresse dai docenti di Vicenza per motivare la decisione di non condurre i propri alunni
in visita alla mostra allestita presso la Basilica Palladiana toccano questioni essenziali di senso e di sostanza che
riguardano il costrutto epistemologico della storia dell’arte, le sue finalità pedagogiche e formative nel curricolo della scuola italiana, come pure il valore di una dignità del patrimonio artistico, storico e culturale che dovrebbe rappresentare un fattore ineludibile nell’impostazione di qualsiasi operazione che in qualche modo ne comporti il coinvolgimento, fosse pure di mera immagine.
Ci sembra legittimo, corretto e responsabile che degli educatori, per lo più dotati di una formazione specialistica in storia dell’arte, abbiano sentito il dovere civico di dissociarsi dal fenomeno delle mostre commerciali nel suo complesso, eventi sistematicamente incardinati su icone della bellezza o di una creatività contestata che nel cliché di una cultura di massa intenzionalmente votata alla superficialità dell’emozione “indotta” debbono graniticamente coincidere con determinati protagonisti della storia dell’arte.
L’approccio televisivo (ovvero di un certo di tipo di comunicazione televisiva) dell’associazione randomica abbassa il livello di attenzione, polverizza il bisogno di approfondimento, vanifica lo sforzo di comprensione dei fenomeni culturali, svuota di ogni arricchimento formativo (o meramente informativo) l’esperienza dell’arte, la banalizza fino a produrre nel visitatore un effetto di confusione e di stordimento.
Ben fanno i docenti di storia dell’arte a rivendicare la profondità e la complessità culturale della contestualizzazione storica, imprescindibile condizione per la comprensione delle opere, del territorio e dei monumenti; ben fanno, soprattutto, ad incoraggiare studenti e cittadini a recuperare il contatto diretto con il patrimonio straordinario delle collezioni permanenti dei nostri musei, piccoli e grandi, favorendone non solo la conoscenza ma anche la sopravvivenza di istituzioni così profondamente radicate nel tessuto sociale e civico dell’Italia e dell’Europa.
La scuola che forma i cittadini attivi e consapevoli ha il dovere preciso di eludere le chimere di una cultura senza sforzo, senza impegno, senza radici. Educhiamo i nostri giovani ad amare la bellezza del nostro patrimonio artistico e culturale, con l’impegno dello studio e con il fascino della scoperta.
Anisa esprime solidarietà ai docenti vicentini e conferma il proprio impegno nella difesa di un formazione di senso e di contenuto, a tutti i livelli e per tutti i cittadini.
(Per leggere la lettera dei docenti del Liceo Pigafetta di Vicenza clicca qui: lettera liceo Pigafetta di Vicenza)