Progetto “Giotto tra candore e stupore”

I giorni di festa sono ottimi giorni per pensare e meditare con più calma su problematiche che la quotidianità ci presenta con compulsività e a cui spesso rispondiamo con un eccesso di tempestività.
Rileggendo, mi rendo conto della ricchezza di “a” con l’accento. E allora, ve ne aggiungo un’altra contenuta nella parola “Natività”; parola desueta perché inghiottita da una foresta di altri vocaboli che riguardano il Natale, più vicini al mondo dei consumi che al significato stesso dell’accadimento, che nella sua estrema semplicità riguarda la nascita di un bambino.
Punto e a capo.
Ma, si obietta, e a giusta ragione, sai com’è? Quel bambino per buona parte dell’umanità è il figlio di Dio, speranza di ripartenza, di conversione verso nuovi obiettivi.
Chiaro, ma, pur nel rispetto del valore religioso “occidentale”, si può festeggiare il Natale in una classe multietnica a partire dall’illustrazione di una “Natività” dell’arte cristiana?
Ovvero. Si può leggere “laicamente” un tema così eminentemente legato alla tradizione religiosa cristiana?
Ci abbiamo provato, l’ultimo giorno di scuola, insieme all’insegnante di religione (e con chi altri?) e in presenza del bambino islamico inserito nella nostra classe e di due bambini che non frequentano l’ora di religione (ora alternativa).

 

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La rubrica Mela Verde, a cura della socia Patrizia Morisco, mette a  disposizione materiali per la scuola primaria… e non solo!